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Bar e ristoranti all’aperto

Bar e ristoranti all’aperto: una realtà londinese e, perché no, una via da percorrere per il settore della ristorazione, ovunque. Anche in Italia?

Bar e ristoranti all’aperto: una realtà londinese

Londra, da sempre la città inglese delle tendenze, ha predisposto il programma di pedonalizzazione delle aree urbane della città, già dalla scorsa estate.

Forse era chiaro fin da allora che la questione sanitaria non si sarebbe risolta in poche stagioni. E non era necessario un genio della medicina per capirlo…

Sta di fatto che, appunto, in previsione di un’altra primavera di disagio dovuto all’emergenza pandemica, Londra si è attrezzata per progettare allestimenti all’aperto di bar e ristoranti. Allestimenti estemporanei da realizzare in primavera per affrontare la ripartenza della “stagione” in aprile.

Tali allestimenti, tuttavia, potrebbero addirittura trasformarsi da estemporanei a permanenti, come insiste l’amministrazione comunale.

Bar e ristoranti all’aperto: un’opportunità sicura

Sempre più diffusa anche tra i politici italiani, l’ipotesi di una riapertura serale di bar e ristoranti. Toscana ed Emilia Romagna sono pioniere in questa direzione, sottolineando l’opportunità dell’utilizzo di un controllato e ben organizzato piano degli spazi all’aperto dei locali di ristorazione.

Questo si renderebbe necessario anche per dissuadere feste private non sempre rintracciabili o, comunque, assembramenti in luoghi poco controllabili, per consumare cibo e aperitivi.

assembramenti

Data la situazione che si è venuta a creare, più volte riscontrata dalla Polizia municipale, tra molti esponenti politici si sta diffondendo l’idea che sarebbe più sicuro riaprire i ristoranti.

Bar e ristoranti all’aperto: l’idea di Londra en plein air

A Londra la questione viene presa sul serio e il pensiero va ad una riformulazione dell’utilizzo degli spazi pubblici all’aperto. Lo scopo primario è quello di ritornare il prima possibile alla normalità e di dare un po’ di sollievo ai locali e ad un settore portante della città.

Proprio qualche giorno fa, Boris Johnson ha spiegato bene le tappe e le regole che scandiranno la ripresa. Non si tratterà solo della ripresa delle attività di ristorazione, ma di quella di tutte le attività sociali. Questo, naturalmente, ha provocato un moto di euforia nei londinesi, desiderosi di tornare a frequentare, in particolare, i loro amati pub.😀

Tutto ciò è avvenuto in un momento ben preciso: durante la verifica dei primi dati, decisamente confortanti, relativi alla somministrazione dei vaccini nel Paese.

Quindi a Londra, in particolare, l’amministrazione ha colto l’occasione per sostenere il settore della ristorazione, forse uno dei più provati, concedendo, organizzando e provvedendo alla riapertura dei locali già a partire 12 aprile.

L’imminente apertura serale partirà da Londra, solo all’aperto e senza limitazioni di orario, e sarà consentita anche su tutto il territorio nazionale. Naturalmente nella speranza che non peggiorino i dati relativi a nuovi contagi.

Londra e il programma preventivo e sperimentato di “pedonalizzazione” della città

Proprio perché aprire la ristorazione all’esterno comporta un progetto sistemico, l’amministrazione comunale ha provveduto all’autorizzazione del programma di pedonalizzazione. Quale? Non uno qualunque da improvvisare ora ex novo, bensì quello già testato l’estate scorsa quando è partita la sperimentazione di questo progetto che potrebbe rilevarsi salvifico per i ristoratori. Ecco, allora, che le strade di Londra si trasformeranno per l’attesa occasione in grandi bar e ristoranti come già accade a New York.

cena londinese

Questo scenario, decisamente alettante, protrarrà la sua durata per l’intera primavera e tutta l’estate, anche al di là dell’emergenza pandemica. Infatti Londra ha ancora una volta lo sguardo lontano e sta pensando ad un allestimento permanente oltre la stagione estiva.

Bar e ristoranti all’aperto: e in Italia a che punto siamo?

La primavera è alle porte e la stagione si sta facendo mite, al sud prima che al nord, comunque fuori si comincia a stare bene. Magari complici i “funghi riscaldanti”, da più parti si parla di cominciare ad autorizzare le attività di ristorazione, bar e ristoranti, all’aperto.

Naturalmente si parla di consumazioni organizzate in modo sicuro e intelligente. Una pianificazione sostenibile per i ristoratori e percorribile per i consumatori. Priorità assoluta alla sicurezza igienico-sanitaria.

Il problema è che in Italia si parlae non si agisce per una seria e strutturata pianificazione, né per una fattiva progettazione e realizzazione…

Inoltre, con quali tempi? Si sta parlando ora di aprire all’aperto, ma dove sono le pianificazioni che avrebbero dovuto partire dalle amministrazioni almeno dall’estate scorsa?

Non è che si possa improvvisare in pochi giorni, perché ormai parliamo di una manciata di giorni, un allestimento esterno che sia possibile, sicuro per i clienti, e sostenibile per i ristoratori. Inoltre, non bisogna dimenticare, soprattutto quando si parla di Italia, tutti i cavilli burocratici e assicurativi da definire, nonché le norme sulla regolamentazione del suolo pubblico piuttosto che del suolo privato, ecc. ecc.

cenare all'aperto

Insomma, sono questioni serie che non possono essere improvvisate in pochi giorni.

Bar e ristoranti all’aperto: con le zone arancioni o rosse, difficile la realizzazione

La possibilità di un’aperture serale, in Italia, appare ancora remota alla luce delle ultime fasce di rischio. Addirittura, negli ultimi giorni è comparsa una nuova nuance, l’arancione scuro, che rende la situazione ancora più incerta. Diverse le fasce rosse, tra cui proprio Bologna che era tra le città più intenzionate ad una riapertura serale.

L’ultimo Dpcm è stato annunciato proprio il 1 marzo, fortunatamente di lunedì. Entrerà in vigore dal 6 marzo al 6 aprile, estendendo i suoi effetti anche durante le festività pasquali.

La linea scelta è quella più severa e per quanto riguarda l’apertura serale delle attività di ristorazione, anche in fascia gialla non si affacciano possibili scenari o pianificazioni.

Il Cts, infatti, ritiene che il rischio di assembramento, e quindi di contagio, sia ancora troppo elevato nonostante le proposte apparentemente percorribili.

Un approccio ben diverso da quello del Regno Unito, forse anche dettato dal fatto che in Italia la campagna vaccinale stenta a prendere piede in modo sistematico e capillare, nonostante i numerosi annunci.

Londra di notte

Guardiamo con un po’ di invidia la prospettiva inglese e ne ammiriamo la lungimiranza e la programmazione. Si tratta di una scelta molto importante in questo specifico momento storico, e non solo per la ristorazione ma per la cittadinanza tutta, che potrà, in questo modo, riprendere normalmente le relazioni sociali di cui abbiamo tutti tanto bisogno.

Comunque, prima o poi, anche in Italia si potrà cenare di nuovo al ristorante o godersi un aperitivo…magari all’aperto.

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